Dal Liberalismo Welfarista al Welfare Sussidiario: la sfida dell’economia Civile

Queste note fanno da sfondo alle considerazioni e proposte che verranno avanzate dallo scrivente nel corso della XI edizione delle Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile. All’epoca in cui il tema di questa edizione venne definito (febbraio 2011), sembrava che l’attuazione della legge delega n.42 del 2009 sul federalismo fiscale potesse giungere al termine entro i tempi fissati e cioè giugno 2011.

Invece, l’accelerazione della crisi finanziaria e la sua mutazione endogena – da crisi da debito privato a crisi da debito sovrano – sommandosi alle ben note difficoltà della politica italiana, hanno di fatto determinato un arresto del processo riformatore. (Il termine biennale della delega è stato prorogato di sei mesi e per certi casi di un anno).

Come si può comprendere, se una situazione del genere da un lato impone una ricalibratura delle relazioni – per fare un solo esempio: mentre gli otto decreti delegati già approvati annunciano il decentramento fiscale, la manovra agostana centralizza la politica fiscale sottraendo spazi di autonomia a regioni e comuni – dall’altro lato, rilancia il ruolo strategico dei soggetti del Terzo settore, segnalando forme inedite di intervento e dischiudendo possibilità nuove di azione, grazie all’applicazione pratica del modello di sussidiarietà circolare.

Per dirla in altro modo, sono proprio le sopraggiunte straordinarie difficoltà di finanza pubblica che possono rappresentare un’occasione propizia per consentire al Terzo settore di divenire co-protagonista di quella svolta epocale che da tempo si va invocando per ciò che riguarda la determinazione delle politiche pubbliche. La considerazione di quel che sta avvenendo a livello europeo pone con forza l’urgenza di affrettare i tempi di tale svolta.

E’ noto, infatti, che le nuove regole della governance economica europea stanno trasferendo quote crescenti di potere all’Unione europea, dal momento che le politiche economiche degli Stati membri sono diventate “una questione di interesse comune” e devono “contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell’Unione”. Non v’è chi non veda i rischi che potrebbero derivare da un malaugurato disallineamento tra i due processi – quello nazionale e quello europeo – che stanno avanzando in parallelo.