Imprese coesive. Relazioni e territorio come leve della competitività

Short paper di Paolo Venturi, Direttore AICCON e Domenico Sturabotti, Direttore Fondazione Symbola

Il paper è estratto dal rapporto “Coesione è Competizione – Le nuove geografie della produzione del valore in Italia” realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere in collaborazione con AICCON.

Le economie moderne tradizionali in larga misura tendono a premiare le attività che estraggono valore anziché crearlo (Mazzucato, 2018)[1]. La differenza tra la creazione di valore e l’estrazione di valore è, infatti, diventata nel tempo sempre più sfuocata e ciò ha permesso a certi attori dell’economia di dipingersi come creatori di valore, mentre in realtà stavano semplicemente “spostando” un valore già esistente. Questa differenza difficilmente si può cogliere all’interno di un’attività di contabilizzazione del valore, rappresentata sinteticamente dal Pil quale indicatore a livello Paese, quanto piuttosto è riconducibile alla capacità di osservare diversi meccanismi di generazione ed estrazione del valore che, invece, gli indicatori di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) stanno tentando di evidenziare a diversi livelli geografici e istituzionali.

L’economia, così come la sussidiarietà, segue logiche “circolari” e il valore aggiunto prodotto è sempre più un’azione comune e condivisa. All’interno di questo cambiamento che ridefinisce il valore, muta anche la natura delle istituzioni socio -economiche esistenti. Da un lato, le imprese for profit stanno cambiando la loro modalità di produzione di beni e servizi, tenendo insieme in misura crescente la dimensione economica e quella sociale del processo di produzione di valore aggiunto e superando sempre più il concetto di competizione nella sua accezione “snaturata” per riorientarsi verso il suo significato originario. Competere significa, infatti, significa “andare insieme”, convergere verso uno stesso obiettivo e non attuare pratiche aziendali non collaborative in cui il concorrente è meramente un soggetto terzo rispetto al proprio fine imprenditoriale, assumendo così una connotazione negativa. Dall’altro lato, il ruolo dello Stato viene rivisitato alla luce del diffondersi di processi di co-produzione di servizi di welfare. Questo approccio alla produzione del valore aggiunto messo in atto dallo Stato risponde alla domanda di processi democratici nella costruzione di un nuovo welfare inclusivo. Attraverso l’inclusione dei cittadini nel processo produttivo di tali servizi, infatti, si garantisce la costruzione di un welfare caratterizzato da alti livelli di qualità e realmente democratico e capacitante (Venturi, Zandonai, 2014a)[2].

[1] Mazzucato, M. (2018), The Value of Everything. Making and Taking in the Global Economy, London, Allen Lane, Penguin Books.

[2] Venturi, P., Zandonai, F. (a cura di) (2014a), Ibridi organizzativi. L’innovazione sociale generata dal Gruppo Cooperativo CGM, Bologna, Il Mulino.