Innovazione sociale e imprese sociali

L’innovazione sociale generalmente intesa come la capacità di rispondere a bisogni emergenti delle persone attraverso nuove forme di collaborazione e nuovi schemi d’azione rappresenta uno dei campi in cui il settore non profit ha dimostrato, soprattutto attraverso la sua componente imprenditoriale, il proprio carattere distintivo e non residuale.

A livello sociale, e più in generale, economico, l’innovazione è un processo che sebbene si caratterizzi per l’incertezza dell’esito, non può essere inteso come un risultato del tutto casuale e spontaneo. L’innovazione pertanto è da intendersi come una strategia, un orientamento che va perseguito a livello collettivo, una dimensione in cui – ancora una volta – cruciale sembra essere il ruolo giocato dalle regole e in generale dalle Istituzioni, dunque dall’impatto sui comportamenti che esse sono in grado di esercitare.

Lo studio dell’innovazione in economia è legato al famoso contributo di Schumpeter. L’innovazione è contestualizzata nell’ambito di una più generale teoria dello sviluppo dei sistemi economici, caratterizzati da mutamenti improvvisi e spontanei che muovono il sistema da una situazione di equilibrio iniziale verso un nuovo stato.

La “distruzione creativa” è ciò che caratterizza il passaggio dall’una all’altra di queste fasi. Precisamente essa fa riferimento all’introduzione di nuove pratiche economiche frutto della combinazione originale di elementi già esistenti. I protagonisti di queste trasformazioni sono proprio gli imprenditori, individui o organizzazioni, che presentano una capacità di lettura della realtà fuori dal comune. Questo permette loro di innovare ossia di combinare in maniera nuova elementi già esistenti (ars combinatoria).