
Finanza Etica ed economia sociale: sfide e prospettive per il Terzo settore
19 Novembre 2025
Intervento di Paolo Venturi tratto dall’intervento all’Assemblea di Confcooperative Terre d’Emilia (Bologna, 1 dicembre 2025)
Le trasformazioni economiche e sociali degli ultimi anni hanno messo in evidenza un dato essenziale:
senza comunità coese, senza legami di fiducia e senza un tessuto produttivo capace di generare valore condiviso, nessun territorio può reggere la complessità del presente. La questione non riguarda solo la competitività economica, ma la possibilità stessa di mantenere viva una prospettiva di sviluppo umano e civile.
In questo scenario, la cooperazione e l’Economia Sociale non rappresentano un settore di nicchia, ma una leva di trasformazione. La loro forza non si esaurisce nella qualità dei servizi erogati o nel numero di soci e lavoratori coinvolti. Il contributo più profondo sta nella capacità di produrre capitale civico: quel patrimonio di fiducia, reciprocità, collaborazione e responsabilità che fa funzionare un territorio e che permette alle persone di immaginare un futuro insieme.
Oggi, mentre molte aree soffrono la fuga di competenze e di valori, la cooperazione svolge una funzione decisiva: trattenere persone, trattenere senso, trattenere valore. Lo fa perché è radicata e non delocalizzabile; perché offre luoghi di lavoro in cui il rapporto tra ciò che si fa e il bene che si genera è immediato e riconoscibile; perché crea relazioni che “aprono” anziché chiudere.
Ma c’è un passaggio strategico che merita particolare attenzione: il Piano dell’Economia Sociale rappresenta un’opportunità per consolidare questa vocazione trasformativa. Non è un documento tecnico o un elenco di misure: è una cornice che invita il sistema cooperativo ad aprirsi, a includere nuovi attori, a costruire alleanze e ad agire in modo ancora più intenzionale sulle sfide collettive.
Il Piano non parla solo alle imprese, ma all’intero ecosistema dello sviluppo. Chiama a un salto di qualità nella capacità di leggere i bisogni, aggregare risorse, sostenere innovazione sociale, generare impatti misurabili. È un invito a fare della cooperazione un’infrastruttura di apertura: verso le istituzioni, verso il mondo produttivo, verso le comunità, verso nuove generazioni che cercano luoghi affidabili in cui poter credere.
La cooperazione, quando vive pienamente la propria missione, produce un effetto moltiplicatore: non solo crea valore economico, ma crea valore che si propaga, che rafforza la fiducia nelle istituzioni, che rende i territori più attrattivi, più capaci di tenere insieme crescita ed equità.
È un modello che alimenta sviluppo economico e insieme sviluppo democratico, perché costruisce condizioni di partecipazione, responsabilità e orizzontalità nelle decisioni.
In un tempo in cui prevalgono frammentazione e sfiducia, la cooperazione è una delle poche forze in grado di tenere aperto il campo del possibile. Di mostrare che esiste un’economia che genera futuro, non solo rendimento. Di restituire ai territori la convinzione che la trasformazione è possibile se la si affronta insieme.
Investire sulla cooperazione e sull’Economia Sociale significa investire sulla capacità collettiva di immaginare, costruire e condividere. Significa dare continuità ai valori che reggono le comunità e rendono credibile uno sviluppo che non lascia indietro nessuno.




