22 – Il problema della rappresentanza del Non Profit in Italia: una classificazione economico-aziendale

Premessa
Chi rappresenta il nonprofit in Italia? Chi si sente rappresentato e da chi? Come le centinaia di migliaia di aziende nonprofit, e tutti coloro che a vario titolo vi lavorano (sia in forma volontaria che retribuita), vengono rappresentati? Come fare a rappresentare i molteplici e volte anche contrastanti interessi fra le piccole e le grandi organizzazioni e aziende nonprofit, la grande eterogeneità del campo d’azione, la diversità ideologica e politica all’interno delle stesso settore?

In Italia, come è noto, il problema della rappresentanza è sempre stato risolto legandolo all’aspetto della vita più tipica dell’uomo, ovvero il lavoro. Da una parte i sindacati (che rappresentano l’insieme delle persone che lavorano, come singole persone), dall’altra le associazioni di categoria, che rappresentano l’insieme dei datori di lavoro. Ora che questa suddivisione così netta, a causa del cambiamento dell’economia, a tutti visibile, non è più così ben definita, anche questa suddivisione, retaggio del passato, sta cedendo il passo, ma in ogni caso, è alla base della suddivisione della rappresentanza del sistema economico italiano, anche perché è semplice da ottenere e semplifica enormemente il grande problema della rappresentanza: i datori di lavoro della meccanica si radunano, per esempio, nella Finmeccanica per difendere i propri interessi, che sono più o meno gli stessi, sia che le aziende siano piccole, medie o grandi. E così i lavoratori del settore meccanico, al di là dell’appartenenza ideologica si raduneranno in un sindacato che curi gli interessi dei lavoratori del settore. Ed è così, con le dovute semplificazioni, anche per i lavoratori dell’informatica, dell’agricoltura, piuttosto che per quelli della sanità.

La situazione del mondo nonprofit è ben diversa.