54 – Come diventare grandi rimanendo piccoli. Strategie di networking della Cooperazione Sociale ravennate

Introduzione
In numerosi paesi dell’Unione Europea, in questi ultimi anni, si assiste ad un processo di ridisegno (riforma) dei sistemi di welfare improntato da linee politiche che incentivano il passaggio da sistemi di finanziamento orientati al sostegno dell’offerta (gare di appalto, convenzionamento, ecc.) a sistemi volti al sostegno della domanda (buoni servizio, vouchers, accreditamento).

All’interno di questi sistemi integrati di erogazione delle prestazioni (sanità, formazione professionale, servizi sociali, servizi educativi, ecc.) il ruolo assunto o assegnato alle organizzazioni di terzo settore, in qualità di fornitori dei servizi di caring, varia grandemente da una funzione “ancillare”, ad una “complementare” ad una “sussidiaria” (Bassi, Colozzi, 2003).

I processi di riforma dei sistemi di welfare locale avranno un forte impatto sul ruolo e funzione dei soggetti nonprofit e in particolare stimoleranno la diffusione di quel sottoinsieme di essi maggiormente coinvolti nella erogazione dei servizi, le cosiddette imprese sociali (Defourny J.Nyssens M., 2007).

In Italia siamo di fronte ad un processo di applicazione della Legge 328/2000 istitutiva del Sistema integrato di servizi socio-assistenziali che risente dell’assenza di un quadro di indirizzi unitario a livello nazionale, dovuto in primo luogo alla mancata individuazione dei “livelli minimi dei servizi assistenziali”. Tale contesto normativo favorisce l’elaborazione di modelli di organizzazione dei servizi sociali (nelle tre dimensioni: istituzionale, gestionale, operativo) differenziati a livello regionale, quando non addirittura interdistrettuale o distrettuale, in base agli orientamenti politici prevalenti e alla storia della costruzione dei sistemi di servizi alla persona nelle varie aree del paese.