6 – Dalla Cooperazione Mutualistica alla Cooperazione Sociale

Introduzione

Nel dibattito economico si possono individuare tre filoni interpretativi delle motivazioni della nascita dell’impresa cooperativa.

Il primo vede nella cooperativa un’impresa generalmente meno efficiente dell’impresa di capitali (perché manca lo stimolo del profitto) e che può avere una qualche utilità nelle situazioni di crisi (soprattutto di tipo macroeconomico). Secondo questo approccio l’impresa cooperativa è destinata ad essere marginale e può svilupparsi solo per periodi di tempo limitati. Inoltre, ha bisogno di sostegni pubblici sistematici per compensare il gap di efficienza che la caratterizza. Questo approccio sembra essere debole e limitato perché si indirizza esclusivamente ad una categoria specifica di cooperative, sottostimandone le potenzialità. Il principale schema teorico di riferimento di questa prima interpretazione del ruolo delle cooperative è il modello di Ward, che verrà approfondito nei paragrafi successivi.

Il secondo approccio vede nella forma cooperativa una modalità di organizzare la produzione non solo diversa da quella che caratterizza l’impresa di capitale, ma anche più efficiente, soprattutto in determinate situazioni, che hanno a che fare soprattutto con il grado di sviluppo dei mercati e i relativi “fallimenti” e con il tipo di incentivi necessari a rendere gli scambi efficienti.

Il terzo approccio (finora poco sistematizzato) vede nella cooperativa un’impresa che utilizza modalità di allocazione dei prodotti e di distribuzione del valore aggiunto generalmente diversi sia da quelle del mercato capitalistico (dove conta soprattutto la produttività), che da quelle contrattuali (dove conta soprattutto il potere dei contraenti). In particolare, i principi tipici di almeno una parte delle cooperative sono la solidarietà (tra i soci e gli esterni) e la reciprocità (tra i soci della cooperativa). Le cooperative si caratterizzano per la produzione di servizi che non potrebbero essere prodotti se fossero completamente appropriati ai prezzi di mercato. La pratica della discriminazione di prezzo viene utilizzata per formine servizi sociali a prezzi inferiori a quelli di mercato a categorie sociali svantaggiate e per mantenere l’equilibrio finanziario dell’organizzazione. In questa ottica, la cooperativa opera spesso anche a favore della comunità in cui è inserita. Gli effetti della sua presenza possono favorire la comunità nel complesso, ovvero particolari gruppi al suo interno.