Cooperazione

Un fatto, da tempo acquisito, è che nell’epoca attuale, che si è soliti definire post-industriale o post-tayloristica, il fattore di sviluppo principale è la cooperazione, sia quella che si realizza all’interno della singola impresa, sia quella che configura l’intero sistema economico.

L’impresa di successo, oggi, è una learning organization, una organizzazione cioè che fa della creazione e condivisione di conoscenza il proprio fattore di vantaggio comparato, facendo leva sulle motivazioni, estrinseche e intrinseche, di tutti i suoi collaboratori.

E’ la compresenza armoniosa di relazioni cooperative e competitive tra gli stessi lavoratori, oltre che tra lavoratori e impresa, a rendere praticabile il modello della learning organization, alternativo e basicamente diverso da quello fordista, basato sul calcolo dei tempi di lavoro e sulla esecuzione di mansioni codificate in protocolli. Come scrivono Katz e Rosenberg: “La produttività di una organizzazione crucialmente dipende dalla cooperazione tra lavoratori”.

Anche a livello di sistema economico è oggi acquisito che competizione e cooperazione sono come facce della stessa medaglia. E dunque che l’obiettivo da perseguire è di giungere ad un modello di competizione cooperativa che valga a sostituire l’ormai obsoleto modello di competizione posizionale, basato sul presupposto antropologico hobbesiano della “mors tua, vita mea”: occorre sconfiggere l’altro per esaltare se stessi.

Al contrario, oggi sappiamo che la cooperazione tra stakeholder è altrettanto importante della competizione tra gli stessi, come ci insegna l’ampia evidenza empirica, la quale indica che esiste una soglia critica nell’intensità competitiva oltre la quale i benefici associati all’aumento dei livelli delle prestazioni sono inferiori agli svantaggi attribuibili alla demotivazione e alla perdita di identità di coloro i quali restano esclusi o emarginati dalla gara del mercato.