Negli ultimi tre anni, hanno visto la luce sei libri importanti di autori autorevoli sul tema della giustizia sociale. Si tratta dei saggi di A. Sen (L’idea di giustizia, Mondadori, 2010); M. Sandel (Giustizia. Il nostro bene comune, Feltrinelli, 2010); R. Dworkin (Giustizia per porcospini, 2011), P. van Parijs (Democrazia giusta: il programma Rawls-Machiavelli, 2012); J. Stiglitz, The price of inequality, Norton, 2012); R. Skidelsky, How much is enough? New York, 2012).
Come darsi conto di una tale concentrazione di interesse su un tema tanto antico quanto di estrema attualità – un tema che da angolature specificamente filosofiche da sempre ha intrigato la mente vigile e civilmente responsabile di Francesco Totaro?
La risposta che do è che è l’aumento scandaloso, anno dopo anno, delle disuguaglianze sociali sia nei paesi dell’Occidente avanzato sia a livello mondiale ad aver riacutizzato l’interesse di filosofi, economisti e scienziati sociali su una duplice questione: perché le disuguaglianze vanno aumentando più velocemente dell’aumento del reddito nazionale e perché così scarsa è l’attenzione dell’opinione pubblica nei confronti di un fenomeno così devastante?
Il recentissimo saggio del noto statistico-economico Branko Milanovic, Chi ha e chi non ha (Il Mulino, Bologna, 2012) ci aiuta a darne la spiegazione.