Dono e donazione: una relazione armonica

Short paper di Paolo Venturi, Direttore AICCON

In un’epoca in cui la dimensione sociale è sempre più pervasiva e assume forme inedite e spesso ambivalenti, per il Terzo settore dare evidenza del valore sociale generato dalla propria missione, e non solo parlare di valore, diventa la chiave per costruire il futuro e rilanciare la propria identità. In altri termini potremmo dire che un conto è riconoscere l’identità di un’organizzazione non profit, altro è costruirla.

Occorre quindi superare la visione riduzionista e riparatoria (tradizionalmente caratterizzante la cultura del non profit) e giocare la partita che lega la missione del Terzo settore alla produzione di valore aggiunto sociale (Venturi, 2019).

Quando parliamo di dono rischiamo spesso di trasformarlo in un mero flusso (la donazione) mentre si tratta di molto di più: il dono, infatti, è una relazione e la donazione non è altro che il segno di questa relazione.

Se la donazione non entra in una logica di dono rimane un’azione strumentale che non arricchisce l’identità dei soggetti che ricevono. Il dono, quando è ridotto a spesa (consumo), viene di fatto mortificato.

Quando, invece, educhiamo e ci educhiamo a leggere il dono come forma di esperienza e, in particolare, di esperienza non strumentale dell’altro, allora il dono diventa una modalità straordinaria per costruire identità.

La donazione diventa infatti generativa quando è preceduta da un dono.

Se l’esperienza che facciamo dell’uso del denaro è tutta legata ad aspettative connesse ai benefici del consumo e non al valore d’uso – ossia ad un fine – allora è inevitabile che lungo il binario di questo calcolo utilitaristico “costi-benefici” il tema della donazione rischi di perdere la sua vera consistenza (Venturi, 2017).