Il fundraising è un’attività che sta sempre più acquisendo peso rispetto al passato. Solitamente in Italia – così come pure in altri paesi – il concetto di fundraising risente fortemente dell’approccio americano all’attività donativa ed è, pertanto, studiato come tema che si pone tra le logiche delle organizzazioni non-profit e le tecniche aziendali.
Il rischio maggiore è quello di essere interpretato quale tecnica di persuasione volta al convincimento delle persone ad erogare fondi in virtù di una predeterminata “buona causa”.
Tuttavia, la bontà della causa alla base del fundraising non sempre si rivela essere trasparente agli occhi delle persone cui tale attività si rivolge; di conseguenza, il rischio è quello di scambiare l’esito della persuasione per una legittimazione di ciò che si è fatto.
L’approccio da assumere, invece, è profondamente diverso e deve condurre alla sostenibilità e alla sensatezza del fundraising.
È estremamente importante evitare strategie di comunicazione che rischiano di generare una caricatura del fundraising: per fare ciò è necessario ripartire da un tema che sembra irrilevante e che viene trascurato all’interno di tutti gli approcci tradizionali, ovvero il senso del dono, inteso da una prospettiva di interpretazione antropologica.
Partendo dal presupposto che le persone siano disposte a donare, è possibile affrontare il tema della persuasione strumentale al fine di comprendere quanto limitata possa essere tale prospettiva di coinvolgimento delle persone e quanto, invece, sia importante inserire all’interno di un quadro di senso più vasto una serie di meccanismi comportamentali.
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