L’investimento sostenibile e responsabile: da dove viene e dove sta andando

Il Sustainable and Responsible Investment (SRI), cioè l’Investimento Sostenibile e Responsabile (ISR) è un autentico Giano bifronte. Riunisce in sé due dimensioni distinte, seppure non rivali, dell’attività di investimento: quella economica dell’investitore che desidera accrescere il valore del proprio risparmio e quella socio-ambientale sempre dell’ investitore che vuole assegnare alla propria attività fini metaindividualistici volti a generare esternalità positive a vantaggio dell’intera comunità cui appartiene.

Nella funzione obiettivo dell’investitore socialmente responsabile compaiono dunque due insiemi di argomenti, quelli propriamente economico-finanziari (responsabilità, negoziabilità, sicurezza) e quelli attinenti alle questioni ambientali, sociali, di governo societario – la triade ESG (environmental, social, governance). Va da sé che il peso associato ai due insiemi di argomenti riflette il tipo di sistema motivazionale dell’investitore: per alcuni è dominante il primo insieme; per altri il secondo. (Svilupperò tra breve le implicazioni di tale considerazione).

E’ questa sua duplice natura a rendere il SRI una realtà non semplice da concettualizzare e laboriosa da governare. Infatti, per quanto concerne la spiegazione, se la scienza economica ufficiale – il c.d. mainstream economico – si trova a disagio quando deve spiegare il comportamento di un soggetto razionale che non intende perseguire fini solamente autointeressati, la scienza sociale tradizionale stenta a comprendere come possa essere che attività come il SRI riescano a creare legami forti di solidarietà, salvaguardia dell’ambiente naturale, forme avanzate di democrazia partecipativa, attraverso e per mezzo dell’agire economico di mercato.