
Evoluzione del volontariato e dell’agire gratuito: le prime anticipazioni dal nuovo Osservatorio AICCON
5 Dicembre 2025La ricerca promossa dalla Federazione delle BCC Emilia-Romagna e realizzata da AICCON ha l’obiettivo di rispondere ad una domanda tanto
semplice quanto centrale: il Credito Cooperativo è un soggetto dell’Economia Sociale?
Il lavoro mette a confronto il modello BCC (9 banche federate in Emilia-Romagna) con le cinque principali banche non cooperative (BIG 5) operanti sullo stesso territorio, applicando i tre pilastri dell’Economia Sociale riconosciuti dal Social Economy Action Plan della Commissione Europea: centralità della persona, reinvestimento degli utili nell’interesse dei soci e della collettività, governance democratica o partecipata.
Tra i principali risultati emerge con chiarezza la distintività del modello BCC lungo tre direttrici:
Persone oltre il profitto
Maggiore ancoraggio all’economia reale, sostegno a persone e famiglie, supporto ai settori labour intensive e alle organizzazioni dell’economia sociale, con forme concrete di agevolazione per l’accesso bancario dei soci.
- Anteporre l’interesse delle persone al profitto vuol dire, innanzitutto, preferire l’economia reale, ovvero:
Affidarsi alle risorse del territorio. Il 71% delle risorse disponibili per generare attività creditizia viene dall’attività di raccolta da clientela (contro
il 62,5% delle Big5). - Ancorare la propria attività all’attività di credito più che a quella speculativa: il margine di interesse incide per il 76% dei ricavi nel modello BCC, contro il 60% delle Big5, per le quali pesano invece maggiormente le commissioni da intermediazione (30,4% contro il 25,2% del modello BCC).
Partecipazione oltre la fruizione
Una base sociale prevalentemente composta da persone fisiche residenti nei territori, relazioni di lungo periodo e iniziative capaci di attivare cittadinanza e comunità (anche attraverso campagne di crowdfunding):
- Il 70% dei soci delle BCC sono in rapporto con la banca da almeno 10 anni; il 39,1% da più di venti, segno di una relazione che va oltre il semplice scambio di servizio.
- Nel solo 2024 le 152 campagne di crowdfunding promosse dalle BCC hanno mobilitato più di 22.000 persone attorno a sfide sociali, ambientali e
comunitarie.
Reinvestimento comunitario oltre l’accumulo privato
Una quota molto elevata di profitti reinvestita nella solidità della banca e nel territorio, con un modello orientato a sostenibilità, lungo periodo e intergenerazionalità.
Il modello BCC reinveste l’89,5% dei profitti nella solidità della banca stessa (di proprietà delle persone socie) per assicurarne la continuità, premiando inoltre l’intensità relazionale (5,9% scambio mutualistico) più della ricchezza personale (3,8% apporto di capitale iniziale). Il modello Big5, di contro, destina il 91% degli utili, generati dalla vivacità dei territori in cui opera, ai proprietari della banca – di cui sopra – sotto forma di dividendi e buyback.
Il modello BCC reinveste in comunità anche attraverso la scelta delle persone socie di prendersi cura dei propri territori: nel solo 2024 ogni persona socia ha rinunciato a €100 di ricchezza propria, per un totale di circa €12 milioni, affidandoli alle BCC affinché li restituissero ai territori attraverso progetti mirati.
Le conclusioni della ricerca evidenziano come il modello BCC integri giustizia sociale e creazione di valore nei processi economici, superando la logica “prima produco e poi redistribuisco” e confermando il credito cooperativo come soggetto pienamente appartenente all’Economia Sociale, con un ruolo di promozione e attivazione di ecosistemi territoriali.




