Atlante Nazionale dell’Economia Sociale
25 Ottobre 2023Corso di Alta Formazione. Welfare Community Manager
6 Novembre 2023Lo Short Paper a cura Laura A. Colombo, Professoressa Associata dell’Università di Exeter, che approfondisce il tema dell’educazione alla gestione d’impresa proponendo di riportare l’economia civile al centro delle business school e, al contempo, di sviluppare un approccio ecologico all’economia civile.
Introduzione
La catastrofe ecologica causata dall’attività umana è ormai sotto gli occhi di tutti, anche nel nostro paese. Eventi metereologici estremi, scioglimento di ghiacciai e irreversibile perdita di biodiversità stanno accadendo proprio ora e, secondo gli scienziati dell’IPCC, il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico, peggioreranno negli anni a venire[1][2][3]. Sfide di questa portata richiedono una trasformazione profonda del modo in cui gestiamo la nostra casa comune: richiedono cooperazione, lungimiranza, pensiero critico e di sistema.
La scuola, inclusa l’istruzione superiore, dovrebbe essere in prima linea in questa trasformazione. Eppure, purtroppo, questa è talvolta il luogo in cui le sfide ambientali e sociali vengono esacerbate. È il caso di molte scuole di economia e management (business schools), descritte da numerosi accademici come luoghi che riproducono una cultura della competizione, dell’interesse personale e del breve termine, nonostante il danno socio-ecologico che questa cultura ha contribuito a creare e gli innumerevoli scandali commerciali che ha generato[4].
Questo breve saggio si concentra sull’educazione alla gestione d’impresa. Dopo averne esaminato gli aspetti maggiormente disfunzionali, espone la radice del problema: gli insegnamenti nella business school sono spesso basati su presupposti problematici (ad esempio, la convinzione che l’essere umano sia egoista per natura) che generano circoli viziosi (ad esempio, l’assunto che siamo una specie egoista risulta nell’insegnamento di modelli economici basati su questa premessa, e mentre un’aspettativa di questo tipo effettivamente crea comportamenti egoisti, questi a loro volta rafforzano la convizione che siamo per natura interessati principalmente al nostro ritorno individuale). Una volta compresa meglio questa dinamica è possibile capire come fermarla ed innescare al suo posto un processo inverso.
Nel fare ciò, questo saggio propone di riportare l’economia civile al centro delle business school e, al contempo, di sviluppare un approccio ecologico all’economia civile. Si ricordi che le parole ‘economia’ ed ‘ecologia’ hanno la stessa matrice etimologica. Mentre l’economia, dal greco οἶκος (oikos), casa, e νόμος (nomos), norma, fa riferimento all’inisieme delle norme che regolano la gestione del luogo che abitiamo (in senso metaforico, il pianeta Terra), l’ecologia, dal greco οἶκος (oikos), casa, e λόγος (logos), discorso, si riferisce allo studio degli ecosistemi su questo pianeta. È possibile considerare economia ed ecologia come discipline separate? Cosa accade quando si gestisce una casa senza averne alcuna conoscenza?
Per economia civile si intende la tradizione di scuola italiana che attinge dall’Etica Nicomachea aristotelica e che descrive la natura dell’economia come essenzialmente relazionale e focalizzata sull’obiettivo di soddisfare la felicità pubblica[5]. L’economia civile nasce in Italia nella prima metà del Quattrocento, durante la prima fase del rinascimento, come espressione dell’umanesimo civile del tempo[6] e fiorisce nel seconda metà del Settecento, durante l’illuminismo[7], venendo poi riscoperta in anni recenti come approccio paradigmatico alternativo alla concezione utilitarista dell’economia politica. Negli ultimi vent’anni, l’economia civile ha riportato l’attenzione degli economisti sulle virtù civili, avendo importanti ripercussioni sul mondo dell’economia sociale, in Italia e non solo: ha permesso di riportare il tema sulla felicità pubblica all’interno di alcune scuole di economia, di riposizionare la disciplina economica nel contesto delle scienze sociali e di contribuire allo sviluppo della cooperazione e imprenditorialità sociale. Tuttavia, questo non basta.
In questo momento storico, i principi dell’economia civile vanno declinati in prospettiva ecologica. Approcciare l’economia civile con sguardo ecologico significa interpretare il telos (lo scopo) dell’impresa, attraverso una combinazione di etica delle virtù ed etica ambientale[8] [7]. Questo richiede il superamento di una visione antropocentrica ed eurocentrica dell’economia civile. Mentre gli economisti civili hanno finora considerato come scopo del mercato la “fioritura umana” (riprendendo la concezione aristotelica di virtù civile), è ora fondamentale considerare l’essere umano (e l’impresa) come parte di un ecosistema più ampio e mettere al centro dell’azione economica la fioritura ecologica, arricchendo la concezione aristotelica di nuove sfumature che provengono da una pluralità di approcci culturali diversi.
Questo saggio, sebbene ancora radicato in una visione prettamente eurocentrica, vuole essere un inivito all’apertura, un primo passo verso lo sviluppo di un approccio ecologico all’economia civile.